La visita neurochirurgica è un momento fondamentale per la diagnosi e la gestione delle patologie che riguardano il sistema nervoso centrale e periferico, in particolare l’encefalo e la colonna vertebrale.
Questo tipo di visita permette al neurochirurgo di valutare in modo approfondito i sintomi del paziente, analizzare eventuali esami radiologici già effettuati, come risonanze magnetiche o TAC, e stabilire il miglior percorso terapeutico, che può includere trattamenti conservativi o, nei casi più complessi, un intervento chirurgico.
Ma in quali casi è necessaria? E come si svolge esattamente? Ne abbiamo parlato con il Dottor Giuseppe Oliveri, Neurochirurgo che collabora con l’Istituto Andrea Cesalpino, centro Alliance Medical di Terontola di Cortona e con l’Istituto Andrea Vesalio, centro Alliance Medical di Grosseto.
Cos’è la visita neurochirurgica?
La visita neurochirurgica è una valutazione delle patologie neurochirurgiche, in particolare quelle che riguardano l’encefalo e la colonna vertebrale.
In caso di lesioni cerebrali espansive, il neurochirurgo valuta i rischi, i benefici e fornisce un parere chirurgico. Ad esempio, nel caso di metastasi cerebrali, il neurochirurgo fornisce un parere sui rischi legati all’intervento, mentre la strategia terapeutica complessiva viene decisa dall’oncologo. Per altre patologie, come i meningiomi o le malformazioni vascolari, il neurochirurgo discute direttamente con il paziente l’operabilità e i rischi associati all’intervento.
Spesso, il neurochirurgo è il primo specialista a cui il paziente con patologie degenerative dolorose vertebrali si rivolge. In questi casi, il neurochirurgo gestisce sia l’aspetto medico sia quello diagnostico, e solo in rari casi indica un intervento chirurgico. In base alla mia esperienza, meno del 5% dei pazienti che vedo riceve un’indicazione chirurgica, mentre la maggior parte dei casi riguarda la gestione di patologie degenerative vertebrali che non richiedono un intervento immediato.
A cosa serve la visita neurochirurgica?
La visita neurochirurgica serve a valutare le patologie cerebrali, in particolare le lesioni espansive, e le condizioni che richiedono un intervento chirurgico a livello vertebrale. La chirurgia vertebrale, infatti, fa parte di un approccio integrato che mira a trattare in modo globale sia la patologia, sia i sintomi del paziente.
Oltre alla valutazione chirurgica, la visita neurochirurgica permette di esplorare alternative terapeutiche che potrebbero evitare l’intervento. Il neurochirurgo può suggerire trattamenti conservativi, come la fisioterapia, l’uso di farmaci specifici o tecniche minimamente invasive, a seconda della gravità della condizione. Questo approccio personalizzato mira non solo a risolvere il problema medico, ma anche a migliorare la qualità della vita del paziente, affrontando in modo mirato i sintomi che più incidono sul benessere quotidiano.
Come si svolge la prima visita neurochirurgica?
La prima visita neurochirurgica si concentra principalmente sulla raccolta della storia clinica del paziente, un aspetto fondamentale per una corretta valutazione. La maggior parte dei pazienti si presenta già con esami radiologici effettuati, in particolare la risonanza magnetica, che è l’esame di elezione, a meno che non vi siano condizioni particolari che richiedano un esame diverso. Ad esempio, la TAC viene utilizzata più frequentemente, ma fornisce generalmente informazioni meno dettagliate rispetto alla risonanza magnetica.
Successivamente, il neurochirurgo esamina attentamente gli esami radiologici per comprendere la natura e l’estensione della patologia. Questo permette di stabilire un piano di gestione personalizzato che può includere ulteriori accertamenti, trattamenti conservativi o, se necessario, un intervento chirurgico. L’obiettivo della prima visita è quindi fornire una visione completa della condizione del paziente, considerando non solo l’aspetto diagnostico, ma anche il quadro clinico generale, per proporre il miglior percorso terapeutico possibile.
Come ci si prepara alla visita neurochirurgica?
La prima visita neurochirurgica richiede fondamentalmente che il paziente abbia già effettuato un’indagine radiologica, altrimenti si crea una situazione in cui il medico deve richiedere ulteriori esami, come una risonanza magnetica, ritardando la diagnosi.
Generalmente, dopo un mese di dolori persistenti, è indicato eseguire una risonanza magnetica. Tuttavia, al giorno d’oggi, la soglia di sopportazione del dolore sembra essere diminuita, e spesso questo esame viene anticipato rispetto all’esordio della patologia, contrariamente a quanto suggeriscono le linee guida.
Secondo le raccomandazioni, salvo casi particolari come fattori di rischio specifici, un precedente intervento di chirurgia oncologica, la risonanza magnetica dovrebbe essere effettuata almeno un mese dopo l’insorgenza dei sintomi, qualora non vi sia stata una risposta adeguata alla terapia medica iniziale.
Quanto dura la visita neurochirurgica?
La durata della visita neurochirurgica può variare: una visita semplice può durare circa 10 minuti, mentre quelle più complesse possono richiedere anche mezz’ora. Questo dipende dalla situazione clinica del paziente.
Ad esempio, se si tratta di un paziente giovane con una colonna vertebrale in buone condizioni, in cui l’unico problema è una grande ernia visibile alla risonanza magnetica e i sintomi clinici sono coerenti con il quadro radiologico, la valutazione risulta piuttosto rapida e semplice.
Al contrario, nel caso di una persona anziana con diverse discopatie, protrusioni e artrosi lombare concomitanti, può essere più complicato stabilire una correlazione precisa tra i sintomi riportati e la situazione radiologica, rendendo necessaria una valutazione più approfondita.
Quando rivolgersi al neurochirurgo?
Per quanto riguarda le patologie encefaliche, specialmente quelle espansive o le malformazioni vascolari, l’intervento del neurochirurgo è quasi sempre necessario. In caso di malformazioni vascolari, potrebbe essere coinvolto anche un radiologo interventista. In questi casi è fondamentale effettuare una visita precoce.
Per le patologie vertebrali, generalmente si consiglia di eseguire una risonanza magnetica circa un mese dopo l’insorgenza dei sintomi, a meno che non vi sia un peggioramento del dolore o l’insorgere di un deficit neurologico.
In presenza di situazioni d’urgenza, come un grave deficit neurologico, è necessario recarsi immediatamente al pronto soccorso.
Favorire l'evoluzione tecnologica nell'ambito della diagnostica per immagini con delle soluzioni flessibili e avanzate per l'ottimizzazione dei servizi di assistenza sanitaria
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