Risonanza magnetica cardiaca: cos’è e quando farla?

Lunedi 02 Settembre 2024

La risonanza magnetica cardiaca è diventata una metodica fondamentale per lo studio dettagliato del cuore. Questo esame, non invasivo e privo di radiazioni, è particolarmente utile per identificare lesioni anche minime del cuore e valutare il tessuto cardiaco con grande accuratezza.

Ne abbiamo parlato con il dottor Giancarlo Casolo, Specialista in Cardiologia ed in Radiologia Diagnostica che collabora con l’Istituto Radiologico Toscano - Pistoia, per approfondire l’argomento e chiarire le domande più comuni su questa importante procedura diagnostica.

Cos’è la risonanza magnetica cardiaca?

La risonanza magnetica cardiaca, come dice il nome, è un esame di risonanza che viene eseguito per studiare il cuore. La risonanza, come è noto, è una tecnica diagnostica utilizzata molto comunemente che permette di esaminare in dettaglio i tessuti degli organi profondi senza utilizzare radiazioni o ultrasuoni. Sfrutta, infatti, le proprietà magnetiche dell’idrogeno ed è priva di effetti nocivi

Nello studio del cuore permette di esplorare tutte le principali strutture, come ad esempio le valvole, le camere cardiache e anche i grandi vasi, che sono collocati vicino al cuore e talvolta richiedono un’attenta valutazione.

In cosa differisce la risonanza del cuore dalla risonanza di altri distretti?

Poiché il cuore è in continuo movimento (si pensi in particolare al battito cardiaco), è necessario sincronizzare le immagini con il ciclo cardiaco. Questo si ottiene registrando l’elettrocardiogramma durante l’esame e sincronizzando l’acquisizione delle immagini con questo segnale. Inoltre, è necessario tenere conto del movimento della respirazione. Pertanto, spesso si chiede al paziente di trattenere il respiro per qualche secondo durante l’esame. Laddove il paziente non riesca a trattenere il respiro esistono modi per eliminare l’effetto della respirazione sulle immagini, sebbene con maggior tempo di esame.

L’acquisizione delle immagini avviene quindi tramite sensori sia per l’elettrocardiogramma che per la registrazione del respiro. Poiché il segnale proveniente dal cuore è più debole rispetto a quello di altri tessuti, viene utilizzata una fascia particolare dotata di più ricevitori o antenne che applicata, sul torace del paziente, amplifica il segnale e rende possibile avere esami di elevata qualità diagnostica.

La risonanza impiega radiazioni?

Assolutamente no. La risonanza magnetica sfrutta un principio della fisica legato alle proprietà intrinseche degli atomi e non necessita di raggi x o gamma; quindi, non utilizza radiazioni e risulta assolutamente innocua per l’organismo. 

Spesso è necessario utilizzare un mezzo di contrasto, ma, in questo caso, si utilizza un mezzo di contrasto generalmente innocuo, di largo impiego, diverso da quello impiegato in TC od in angiografia e che solo in casi eccezionali può causare reazioni allergiche.

Come si svolge l’esame?

L’esame viene eseguito, come per tutti gli altri esami di risonanza magnetica, con il paziente sdraiato all’interno del magnete. Il paziente riceve istruzioni dal medico o dal tecnico che effettua l’esame, il quale ne regola l’esecuzione chiedendo a intervalli al paziente di trattenere il respiro oppure di respirare regolarmente. 

In caso di persone che non riescono a trattenere il respiro si adottano degli accorgimenti che consentono comunque di effettuare l’esame, anche se questo può prolungarne leggermente la durata di esecuzione.

Quando è importante effettuare questo esame e per chi?

L’esame di risonanza magnetica cardiaca è stato introdotto quasi 40 anni fa, principalmente per studiare il cuore dei pazienti per i quali l’ecocardiografia non era praticabile. Inizialmente si trattava di un esame complicato e richiedeva molto tempo, per cui è stato adottato nel novero delle tecniche diagnostiche progressivamente ed all’inizio in casi particolari. Oggi, invece, l’esame è diventato molto più rapido diventando un esame di largo utilizzo ed è diventato indispensabile in alcune condizioni. In particolare, è la principale metodica non invasiva che permette di studiare il tessuto cardiaco descrivendone la qualità e composizione, fornendo così informazioni uniche per fare la diagnosi di molte malattie. 

Permette, inoltre, di studiare le valvole e la malattia delle coronarie. È molto utile nei pazienti a rischio di morte improvvisa o portatori di aritmie e in coloro che hanno già subito un danno cardiaco o in cui si voglia prevenirlo.

La risonanza magnetica al cuore ha aperto un’importante finestra per il suo utilizzo, ad esempio, negli atleti e in coloro che si avvicinano all’attività sportiva, dove è fondamentale escludere la presenza di malattie difficili da individuare con altre metodiche. È utile anche per i pazienti che vogliono fare prevenzione cardiovascolare e che hanno una familiarità importante per alcune patologie.

Questa metodica è indispensabile soprattutto perché oggi non ci si limita alla semplice descrizione delle alterazioni della funzione, ma si cerca di identificare precisamente le malattie, un compito reso possibile dalle grandi potenzialità della risonanza magnetica.

Cosa aggiunge rispetto all’ecografia del cuore?

Prima di tutto dobbiamo ricordare che l’ecocardiografia dipende molto dall’operatore che esegue l’esame e dalla presenza di una finestra acustica adeguata a eseguire l’esame stesso.

Rispetto all’ecocardiografia, la risonanza magnetica al cuore consente analisi molto approfondite. Con questo tipo di risonanza possiamo misurare con precisione il volume, la funzione e la massa del ventricolo destro e sinistro, studiare gli atri e i grandi vasi, oltre che valutare in dettaglio il pericardioPossiamo così identificare lesioni anche minime, come, per esempio, piccoli esiti infartuali misconosciuti o processi infiammatori attivi o passati.

Ovviamente, la risonanza può sostituire l’ecocardiografia quando quest’ultima non è praticabile, ma ciò riguarda pochi pazienti. Nella maggior parte dei casi, si ricorre alla risonanza magnetica quando le informazioni fornite dall’ecocardiografia sono ritenute insoddisfacenti o incomplete. Nel panorama odierno ove la diagnosi deve essere quanto più precisa e corretta la risonanza del cuore sta acquistando sempre più spazio come testimoniano la crescente quantità di indicazioni che appaiono nelle più recenti linee guida internazionali. 

Come ci si prepara per la risonanza magnetica cardiaca?

In realtà non c’è una preparazione particolare: l’esame può essere fatto come in tutti gli altri distretti e in tutti i pazienti.

La risonanza magnetica al cuore si effettua in sedazione?

No, di norma non è necessaria alcuna sedazione

Normalmente, l’esame presenta le stesse difficoltà di quelli eseguiti su altri distretti.

È doloroso fare una risonanza magnetica al cuore?

No, l’esame è assolutamente innocuo e non comporta interventi particolari, a parte la puntura per l’uso del mezzo di contrasto, come avviene per altri distretti. Non c’è alcun tipo di dolore aggiuntivo.

Quali pazienti possono sottoporsi all’esame?

Come si diceva, quasi tutti i pazienti possono fare l’esame. Tuttavia, alcuni non possono sottoporvisi, in particolare quelli gravemente claustrofobici. Per studiare il cuore, sono necessarie ancora oggi le macchine tradizionali chiuse e non esistono macchine aperte a questo scopo. Quindi, un paziente che non riesce a entrare in ascensore difficilmente riuscirà a sottoporsi a una risonanza magnetica. Questo vale tuttavia anche per gli altri distretti corporei quando occorra usare macchine chiuse.

Per quanto riguarda i pazienti portatori di pacemaker, ci sono alcune novità interessanti: infatti oggi molte persone con pacemaker possono fare l’esame con alcuni accorgimenti particolari, a esclusione solo di pazienti con specifiche condizioni degli impianti subiti.

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