La Visita Endocrinologica
L’endocrinologia è una disciplina medica fondamentale per il benessere dell’organismo, poiché si occupa dello studio e della cura delle patologie legate alle ghiandole endocrine, responsabili della produzione di ormoni essenziali per numerose funzioni vitali. Dall’osteoporosi alle malattie della tiroide, dalla sindrome dell’ovaio policistico ai disturbi metabolici come il diabete e le dislipidemie, il campo di intervento dell’endocrinologo è vasto e in continua evoluzione.
Una diagnosi precoce e un monitoraggio attento sono fondamentali per prevenire complicazioni e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Ma come si svolge una visita endocrinologica? Quali sono le patologie più comuni e come vengono diagnosticate?
Ne abbiamo parlato con il Dott. Giovanni Gambelunghe, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, che collabora con l’Istituto Andrea Cesalpino.
Che branca della medicina è l’endocrinologia e cosa studia?
L’endocrinologia è una branca della medicina che studia le ghiandole endocrine e le patologie ad esse associate. Le ghiandole endocrine sono ghiandole a secrezione interna, il cui prodotto, chiamato ormone, viene immesso direttamente nel sangue.
Il sistema endocrino svolge un ruolo fondamentale per il benessere del nostro organismo durante tutta la vita, poiché regola numerosi processi fisiologici. Tra questi vi sono la crescita, lo sviluppo puberale e post-puberale, il metabolismo, lo sviluppo sessuale, il ciclo sonno-veglia, la digestione, la risposta allo stress e l’umore.
Inoltre, alcuni ormoni sono essenziali per la nostra sopravvivenza, come il cortisolo e gli ormoni tiroidei.
Che cos’è la visita endocrinologica?
La visita endocrinologica è una visita clinica durante la quale il medico specialista in endocrinologia indaga l’eventuale presenza di patologie endocrine. Queste possono riguardare, ad esempio, il metabolismo, disfunzioni ormonali, disturbi della fertilità, problemi nutrizionali, patologie tiroidee o alterazioni della composizione ossea, come l’osteoporosi.
La visita endocrinologica ha una durata compresa tra i 20 e i 40 minuti. Durante questo tempo, l’endocrinologo raccoglie informazioni sulla storia familiare, patologica e alimentare del paziente. Successivamente, esegue una visita clinica ed eventualmente approfondisce il quadro diagnostico con esami specifici.
Ormai fa parte della prassi di una prima visita endocrinologica l’esecuzione di un’ecografia tiroidea, che può essere seguita da un agoaspirato nel caso in cui vengano rilevati noduli sospetti.
Infine, sono previste visite di controllo, durante le quali il medico può rivalutare il paziente ed esaminare eventuali dati patologici emersi dagli esami precedentemente richiesti.
A cosa serve la visita endocrinologica?
Sappiamo che nel nostro organismo gli ormoni svolgono ruoli fondamentali per garantire il corretto funzionamento del metabolismo, degli organi e dei tessuti. Alcuni ormoni, come quelli tiroidei, sono indispensabili per la nostra sopravvivenza, poiché permettono il funzionamento delle centraline energetiche delle cellule, i mitocondri, in tutto l’organismo.
L’endocrinologo si occupa di identificare e trattare le patologie legate al malfunzionamento delle ghiandole endocrine, che possono contribuire all’insorgenza di numerose malattie di frequente riscontro, come l’osteoporosi, le patologie tiroidee e il diabete. Inoltre, si occupa anche di condizioni fisiologiche, come la menopausa nella donna e l’andropausa nell’uomo.
Quali patologie sono diagnosticabili tramite una visita endocrinologica?
Oltre all’osteoporosi, alla sindrome dell’ovaio policistico e alle patologie tiroidee, esistono molte altre condizioni, meno frequenti ma comunque rilevanti, che possono essere diagnosticate durante una visita endocrinologica. Tra queste rientrano le patologie dell’ipofisi, come alterazioni funzionali e tumori, le patologie nodulari, inclusi i tumori della tiroide, e i disturbi delle paratiroidi, ghiandole fondamentali per il metabolismo del calcio. Anche il surrene può essere interessato da disfunzioni e tumori, così come esistono forme più rare di tumori neuroendocrini.
A queste si aggiungono numerose patologie metaboliche, che in realtà sono molto diffuse, come le dislipidemie, il diabete mellito, l’obesità e le alterazioni del metabolismo intermedio. Il ventaglio di disturbi endocrini è quindi estremamente ampio e, con il peggioramento degli stili di vita, caratterizzato da sedentarietà e sovrappeso, l’incidenza di questi squilibri sta aumentando in modo significativo.
Parliamo della tiroide. Quali sono le patologie più frequenti?
La tiroide è un piccolo organo situato alla base del collo, responsabile della produzione di due ormoni fondamentali: la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3). Poiché gli ormoni tiroidei sono essenziali per la nostra sopravvivenza, la loro produzione è finemente regolata da un’altra ghiandola, l’ipofisi, tramite la secrezione dell’ormone TSH (ormone tireostimolante).
Quando si eseguono gli esami del sangue per valutare la funzionalità tiroidea, si misurano generalmente i livelli di TSH, T4 e T3. Se la concentrazione degli ormoni tiroidei diminuisce, il valore del TSH aumenta, poiché l’ipofisi stimola la tiroide a produrre più ormoni. Al contrario, quando i livelli di ormoni tiroidei sono eccessivi, il valore del TSH si riduce.
Un elemento fondamentale per la corretta funzionalità della tiroide è lo iodio, soprattutto in fasi della vita particolarmente delicate, come l’infanzia e la gravidanza.
Le patologie tiroidee sono estremamente frequenti e possono essere suddivise in quattro categorie principali:
- Gozzo
Il gozzo è un ingrossamento della tiroide e può manifestarsi in diverse forme:
- Gozzo eutiroideo: la tiroide ha un volume aumentato, ma funziona normalmente.
- Gozzo iperfunzionante: la tiroide produce un eccesso di ormoni.
- Gozzo ipofunzionante: la tiroide produce una quantità insufficiente di ormoni.
Il gozzo può essere diffuso (aumento omogeneo del volume) o nodulare (presenza di uno o più noduli). Se è presente un solo nodulo, si parla di gozzo uninodulare, mentre se sono presenti più noduli, si definisce gozzo multinodulare. - Ipotiroidismo
L’ipotiroidismo si verifica quando la tiroide produce una quantità insufficiente di ormoni. La causa più frequente è una patologia autoimmune chiamata tiroidite di Hashimoto, che ha una prevalenza del 5-15% nelle donne e dell’1-5% negli uomini. - Ipertiroidismo
L’ipertiroidismo è il quadro opposto all’ipotiroidismo: la tiroide funziona in eccesso e rilascia troppi ormoni nel circolo sanguigno. La patologia più comune associata all’ipertiroidismo è il morbo di Basedow. - Patologia nodulare
I noduli tiroidei sono estremamente diffusi: se si eseguisse un’ecografia tiroidea su 10 persone, in 4-5 di esse si riscontrerebbero noduli, con una prevalenza del 40-50%. Sono più comuni nelle donne rispetto agli uomini. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi (90-95%) i noduli sono benigni, mentre il 5-10% può essere di natura maligna.
Esistono, inoltre, patologie tiroidee secondarie a trattamenti farmacologici. Alcuni farmaci, come il litio (utilizzato in ambito psichiatrico), l’amiodarone (impiegato in cardiologia) e alcune nuove molecole utilizzate in oncologia, possono alterare la funzionalità tiroidea e causare disordini ormonali.
Un’altra patologia molto diffusa è la sindrome dell’ovaio policistico
Anche questa è una patologia estremamente frequente, colpendo tra il 5 e il 10% delle donne, con una prevalenza in continuo aumento, anche a causa del peggioramento degli stili di vita.
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una condizione clinica caratterizzata principalmente da cicli anovulatori, che determinano infertilità, e da segni di eccesso di ormoni androgeni (ormoni mascolinizzanti), che possono manifestarsi con acne e altri inestetismi cutanei. Come suggerisce il nome, è spesso associata alla presenza di cisti ovariche.
Nella maggior parte dei casi, è presente anche insulino-resistenza, spesso correlata a sovrappeso e obesità.
Oltre a ciò, la PCOS può portare a conseguenze ulteriori. Ad esempio, un’alterazione del bilancio estrogenico può aumentare il rischio di carcinoma dell’endometrio, mentre l’insulino-resistenza e l’eccesso di androgeni accrescono il rischio di malattie cardiovascolari, calcificazioni delle arterie coronarie e diabete.
In aggiunta, la PCOS è associata a una condizione di infiammazione cronica di basso grado, che rappresenta un fattore predisponente per molte patologie, incluse quelle autoimmuni. Questa infiammazione può anche compromettere le prospettive di longevità e benessere a lungo termine.
È quindi fondamentale diagnosticarla precocemente, poiché spesso resta misconosciuta, e adottare misure concrete per contrastarla e curarla. Oggi è sempre più chiaro che alcuni approcci dietetici, come la Very Low Carb Ketogenic Diet (VLCKD), giocano un ruolo fondamentale nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico.
Cosa può dirci riguardo all’osteoporosi?
L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una ridotta densità minerale ossea e dal progressivo deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea.
Questa condizione predispone a un rischio elevato di fratture, che colpiscono principalmente alcune aree del corpo, come vertebre, femore, omero, polso e caviglie, anche a seguito di traumi minimi.
L’osteoporosi può essere suddivisa in due categorie principali:
- Osteoporosi primaria, che include la forma post-menopausale (che colpisce le donne dopo la menopausa) e quella senile (che riguarda uomini e donne in età avanzata).
- Osteoporosi secondaria, che è causata da altre patologie o dall’assunzione di determinati farmaci.
L’entità del problema è enorme: si stima che circa il 30% della popolazione vada incontro, nel corso della vita, a una frattura femorale, vertebrale o di altro tipo, con un’incidenza particolarmente elevata tra le persone sopra i 60-65 anni.
In Italia, l’osteoporosi colpisce circa 5 milioni di persone, con una prevalenza dell’80% tra le donne in menopausa, pari all’8% della popolazione italiana. La malattia interessa circa il 13,5% delle donne e tra il 2 e il 2,5% degli uomini.
Le fratture rappresentano non solo un problema per chi le subisce, ma anche un onere sanitario e sociale significativo, con costi elevati per il sistema sanitario e conseguenze importanti sulla qualità della vita dei pazienti.
Quanto è importante avere apparecchiature elettromedicali all’avanguardia per porre una diagnosi di precisione?
È assolutamente fondamentale, perché, a parità di competenza dell’operatore, la qualità dell’apparecchiatura può fare una grande differenza. Come abbiamo detto finora, una diagnosi precoce è cruciale, poiché consente di individuare tempestivamente una patologia e di intervenire con trattamenti più efficaci.
Questo vale, ad esempio, per l’osteoporosi, dove una diagnosi in fase iniziale è di fondamentale importanza, in quanto le possibilità terapeutiche risultano decisamente più efficaci rispetto a un intervento tardivo, quando la malattia è già in uno stadio avanzato. Per questo motivo, la qualità dell’apparecchiatura elettromedicale, oltre alla competenza del professionista, gioca un ruolo determinante nel percorso diagnostico e terapeutico.
Come ci si prepara alla visita endocrinologica?
Fortunatamente, la visita endocrinologica è assolutamente non invasiva e indolore. Permette di valutare e monitorare le patologie legate alle ghiandole endocrine senza alcun disagio per il paziente.
Inoltre, non richiede alcuna preparazione preventiva, nemmeno quando vengono eseguite indagini ecografiche. Anche in caso di procedure leggermente più invasive, come l’agoaspirato tiroideo, non sono necessarie particolari precauzioni.