Domande e risposte, da paziente a medico

Martedi 12 Novembre 2013

Clinica e diagnostica per immagini nell’apparato articolare

Iniziamo una serie di puntate dedicate alla patologia dell’apparato articolare. Sono state scelte le domande più interessanti da un pool raccolto per via informatica da cui prendere spunto per fornire informazioni utili al paziente, talvolta disorientato davanti alla terminologia medica - spesso a lui oscura se non addirittura “inquietante” - e alla pletora di possibilità diagnostiche e terapeutiche disponibili oggigiorno. Ringraziamo tutti coloro i quali hanno contribuito a fornire con molto interesse il materiale, esponendo i propri dubbi e curiosità.

Rispondono in forma anonima al paziente, in un lavoro a quattro mani, due medici, Carlo Ottonello (diagnostica per immagini) e Valerio Tempesta (ortopedia e traumatologia). Entrambi hanno elaborato risposte quanto più semplici e comprensibili a un pubblico non medico. Si scusano anticipatamente con i colleghi medici se, talvolta, useranno un linguaggio meno tecnico e più pratico.

Che cos’è la spina calcaneare plantare?

Con questo termine viene indicata una formazione ossea appuntita (ha proprio l’aspetto di una “spina”) che ha la base di impianto sulla parte posteriore del calcagno, versante plantare (tuberosità calcaneare plantare), e la punta rivolta verso le dita, quindi rivolta distalmente. La spina calcaneare non costituisce la patologia in sé. Ossia, non costituisce il primum movens e non viene curata la spina in quanto tale, poiché si tratta di un effetto e non della causa della patologia di base (la fascite plantare).

La spina, infatti, è un epifenomeno, cioè una condizione secondaria ad una fascite plantare cronica (a decorso spesso asintomatico, per molti anni, ma anche per sempre) che, con il tempo ha determinato la calcificazione di tessuti molli che normalmente non vanno incontro a tale processo (tecnicamente la spina è un “entesofita”). Come si è detto, la spina, in sé, spesso è completamente asintomatica: non è raro riscontrarla nei radiogrammi eseguiti per altri motivi, non per dolore al tallone. Un esempio è visibile nell'immagine in alto a dx.

Che cos’è la fascite plantare?

La fascite plantare è conosciuta più comunemente con il termine di “tallonite” ed è una patologia di una struttura fibrosa (la fascia plantare, tecnicamente detta “aponeurosi plantare”) che riveste una notevole importanza nella biomeccanica del piede. Il processo patologico interessa, prevalentemente, la fascia plantare alla sua inserzione alla tuberosità calcaneare. Tra le varie cause le più frequenti sono i microtraumi ripetuti o i sovraccarichi tensivi sulla fascia stessa, ripetuti/prolungati che portano ad una risposta infiammatoria. Altre cause possono essere sovraccarichi tensivi su base traumatica e consensuale risposta infiammatoria, il piede piatto (ma anche il piede cavo). Il dolore è determinato sia dal processo infiammatorio stesso, sia dall’intrappolamento di strutture nervose.

La diagnosi di fascite plantare è, in primo luogo, clinica. Un esame ecografico è in grado di dimostrare, agevolmente e con modica spesa, le alterazioni tipiche della fascite plantare, confermando l’ipotesi diagnostica clinica. L’esame RM è più esaustivo poiché consente di valutare anche la sofferenza dell’osso calcaneare a fronte di un esame radiografico negativo. Infatti, come si è detto, le alterazioni osteostrutturali radiograficamente percepibili sono tardive e spesso indicative di una cronicizzazione. La spina, poi, come si è detto, spesso è un riscontro occasionale in pazienti asintomatici per “tallonite”.   

In caso di fascite plantare il plantare è sempre necessario?

In caso di fascite plantare, una volta individuata l’eziologia (cioè la causa), è utile un trattamento con plantare poiché questo fornisce un sostegno alla volta longitudinale del piede. Il plantare va abbinato all’utilizzo di calzature comode e confortevoli, evitando l’utilizzo di scarpe troppo basse; particolare cura in questo senso deve essere tenuta dai pazienti che svolgono attività lavorative che richiedono il mantenimento per lunghe ore della posizione eretta. Molto importante è anche la correzione degli stili di vita come la perdita di peso nei soggetti obesi.

In caso di spina calcaneare quando è consigliabile eseguire infiltrazioni in sostituzione ad onde d’urto o viceversa?

Come già detto la spina calcaneare rappresenta soltanto un epifenomeno della fascite     plantare ed è riscontrata occasionalmente nel 20% dei soggetti asintomatici. Nei soggetti con sintomatologia cronica, quando già prescritti idonei plantari, instaurata una terapia con antinfiammatori orali e una terapia fisica come la tecarterapia e l’ipertemia, può essere utile ricorrere gradualmente a trattamenti via via più invasivi come  le infiltrazioni  con cortisonici e anestetici locali e le onde d’urto, queste ultime da abbinare o meno –  a seconda della metodologia utilizzata – all’anestesia locale.

A cura di Elisa Pasino, Ufficio Stampa

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