News dal TSRM Margherita Soliani presente a Kabul

Venerdì 14 Settembre 2012

“Ogni notte vado a letto sperando che la radio taccia e non porti brutte notizie”

Margherita Soliani, TSRM del Centro di Prato, ci racconta la sua giornata a Kabul

Continua la corrispondenza con Margherita Soliani, il tecnico radiologo dell’Istituto Pratese di Radiologia di Alliance Medical, che dallo scorso 23 giugno è a Kabul con Emergency. Rita, così la chiamano gli amici e colleghi del Centro di Prato, ci ha descritto una delle sue giornate di intenso lavoro. “Ogni mattina io attraverso la strada per raggiungere Kabul Emergency Hospital dalla casa in cui lo staff internazionale alloggia. L’ospedale è situato in una zona centrale della città e la strada è molto trafficata.

Inizio la giornata lavorativa partecipando, come ogni membro del team medico e non medico, al “morning report”.  Momento fondamentale e veramente importante. Ogni mattina tutto lo staff viene informato dei ricoveri e delle azioni svolte sui pazienti più critici durante le 24 ore precedenti e si discute, ognuno per le proprie competenze, sulla pianificazione del trattamento dei pazienti. Ciascuno di noi si avvia, poi, alla propria attività.  In questo ospedale il lavoro in team, l’informazione e la comunicazione tra il personale  hanno molta importanza. 

Ognuna delle figure di riferimento, come ogni membro dello staff internazionale di cui faccio parte, ma anche il reparto di radiologia, di pronto soccorso, o la sala operatoria, ha una radio con cui rimane in continuo contatto. Per esempio, tutti i ricoveri vengono riferiti via radio con i particolari relativi al trauma del paziente, all’età e alle condizioni. Questo facilita il compito di prepararsi in caso di pazienti particolarmente critici. Così come l’inizio di interventi operatori o la richiesta di unità di sangue al laboratorio vengono comunicati via radio.

Per quanto mi riguarda so che, se arriva un paziente che riferiscono sia con glasgow (GCS) basso, con molta probabilità  mi verrà richiesta una TC al cranio e quindi mi tengo pronta. La radio si tiene accesa 24 ore al giorno! In questi giorni ci sono stati molti ricoveri: in quindici giorni si sono ricoverate 140 persone ferite da armi da fuoco o da esplosioni. L’attività è continua.

Trovo che il mio lavoro sia impegnativo ma soddisfacente. Eseguo TC in urgenza ed emergenza. Nonostante non esista la figura del radiologo, si giunge sempre alla diagnosi in piena collaborazione del team. Ognuno con le proprie competenze specifiche collabora all’interpretazione sia delle immagini TC sia ecografiche.

Mi è stato chiesto di preparare una lettura da fare proprio sull’argomento di ecografia addominale. Questa servirà per introdurre i medici neoassunti alla metodica ecografica. Intanto continuo a preparare gli argomenti di radiologia tradizionale per la formazione del giovane tecnico Nazif. Nazif ha fatto la formazione sul campo.

Ha alcune lacune e ho ripreso con lui gli argomenti come il materiale sensibile e il suo trattamento e manipolazione, la camera oscura e la fisica basilare delle radiazioni ionizzanti e continuerò con  le proiezioni, per finire con il rivedere i principali esami contrastografici che vengono richiesti più frequentemente. Nazif ha molta buona volontà e sta studiando con impegno gli appunti che via via gli do. Quando ha problemi con la lingua inglese, si rivolge all’insegnate di lingua che è presente ogni giorno in ospedale. Il servizio di scuola di lingua inglese è stato istituito fin dall’inizio dell’apertura dell’ospedale.

Le lingue parlate dal personale locale sono principalmente il Pashtun e il Dari. Questi due dialetti sono molto differenti uno dall’altro e anche con i pazienti lo stesso personale talvolta non riesce a comunicare. Uniformare il personale nella lingua inglese è un bel traguardo.
A mezzogiorno io mangio alla mensa dell’ospedale che è dignitosa e sufficiente. La sera si torna a casa e, se tutto va bene, se nessuno è costretto a rimanere più a lungo in ospedale, se la radio non chiama per urgenze, si cena tutti insieme. Vado a dormire sperando ancora una volta che la radio taccia”.

Nella foto, Rita Soliani sulla soglia del Reparto TC dell'ospedale di Emergency a Kabul.

                                         

A cura di Elisa Pasino
Ufficio Stampa

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